AIPO Associazione Italiana Periti Odontotecnici
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Sono innumerevoli e spesso noti solo agli specialisti i canali scelti dagli Stati Uniti per coniugare nuove sfide tecnologiche, nuove economie e nuove forme di colonizzazione. Sebbene siano in parte di dominio pubblico gli effetti dell’invasione dei prodotti alimentari geneticamente manipolati, restano ignoti i danni - gravissimi - portati dal monopolio Usa su altri generi, ugualmente importanti per la nostra salute. Tra questi c’è sicuramente il titanio, utilizzato per la formazione delle leghe metalliche, utili per fare protesi, gioielli ed altro. Peccato però che nonostante il titanio formi delle leghe di bassa qualità, altamente ossidanti e non garantisca quindi la perfetta biocompatibilità, i costi bassi e l’imposizione sul mercato da parte Usa costringa praticamente tutti, gli odontotecnici o i laboratori orafi, ad utilizzarlo, scartando quello Russo risultato radioattivo. Potrà servire a qualcosa la battaglia che sta conducendo un odontotecnico pratese, praticamente da solo, per eliminare i danni causati dall’ossidazione dei metalli? “Se la mia scoperta diventerà direttiva del Ministero della Sanità avremo eliminato per sempre il problema degli ossidi per le protesi, i gioielli e i piercing. In caso contrario ho già deciso: denuncerò alla Procura della Repubblica e all’Unione europea il mancato utilizzo del mio prodotto”. Così Rosario Muto 41 anni, odontotecnico, napoletano di nascita, pratese di adozione, prova a lanciare l’allarme e fermare l’invasione di metalli dannosi per la salute. Muto è infatti l’inventore di un meccanismo che permette di stabilizzare le leghe e dunque di impedire la inevitabile ossidazione della stragrande maggioranza dei materiali utilizzati dai dentisti e dagli orefici. Già perché l’oro e il platino - gli unici metalli che non si ossidano - sono troppo tenero il primo e troppo duro il secondo per poter essere utilizzati da soli e le leghe - con altri metalli ossidanti - sono inevitabili. “L’ossidazione - racconta Muto - avviene perché i metalli hanno una loro carica elettrochimica, un potenziale che nella lavorazione per la formazione della lega va tenuto sotto controllo. Le aziende che producono i metalli per le protesi dentarie cercano di stabilizzare il più possibile la lega, cosa che non accade nel settore orafo. Il risultato però è praticamente lo stesso, dal passaggio di stato solido-liquido-solido per fare la lega, non si ottiene mai il giusto rapporto di scambio di elettroni quindi si formano i così detti radicali liberi e quindi c’è ossidazione”. I radicali liberi restano quindi nella lega e continuano il processo di ossidazione reagendo con il potenziale elettrico che naturalmente possiede il nostro corpo, con i risultati che conosciamo: formazione della placca - che è anche una delle cause delle malattie del cuore - afte, stomatiti, allergie, eczemi, arrossamenti, prurito, annerimenti della pelle, fino alle microlesioni - recentemente segnalate da studi del cnr - che in futuro potrebbero trasformarsi in tumori. Il prodotto creato da Rosario Muto funziona solo con i metalli preziosi e ha la capacità di portare a zero il potenziale elettrochimico e quindi di produrre una lega biocompatibile e inossidabile. “Consiste - racconta ancora Muto - in un gel da utilizzare durante la lavorazione dei metalli. Dunque non si tratta né di un farmaco, né di un dispositivo medico, bensì di un meccanismo chimico destinato alle aziende che lavorano i metalli preziosi per l’attività dei dentisti e degli orefici”. La scoperta di Muto è arrivata dopo sette anni di studi e sperimentazioni in laboratori italiani ed europei ed è stata chiamata ttsv gel, cioè Trattamento Termico sotto Strato Vetroso. Dopo aver ricevuto il brevetto nazionale e internazionale è da un anno sul mercato, viene distribuita in Italia e il altri 80 paesi. Ma adesso Muto si appella alla direttive dell’Unione europea che impone a tutti i settori produttivi il marchio dell’Unione e l’utilizzo di tutte le tecnologie a disposizione per la riduzione al minimo di ogni rischio riguardante il volume e la tossicità. Da qui la richiesta di far diventare il suo protocollo direttiva del Ministero della Sanità da cui fin ora non sono arrivate risposte. Nel frattempo continua indisturbata la diffusione, quasi totale sul mercato italiano, delle leghe che hanno per base il titanio e che continuano a danneggiare la salute di chi deve ricorrere ad ogni forma di protesi o oggetto metallico interno ed esterno. Firenze 1999 Raffaele Palumbo

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